“Ave Ce’, Nonno Pasticciere te salutat!” La colazione tra le antiche mura romane
Il Nonno Pasticciere ha una bussola un po’ impazzita….e i nostri tre protagonisti non riescono a orientarsi…”Ma dove ci troviamo”? Domandano a un uomo misterioso che incontrano lungo il loro cammino!
“Al mio segnale scatenate l’inferno” rispose il giovane!
I nostri amici smarriti continuano per il sentiero , affascinati da quell’arena maestosa da dove provengono voci assordanti!
Avete capito dove sono stati catapultati? Sì, proprio nell’antica Roma a “scatenare il loro inferno” alla scoperta di antiche tradizioni.
Gli antichi romani avevano tre pasti principali:
• colazione al mattino, detta jentaculum (termine con cui si definiva anche la piccola merenda che i ragazzi portavano a scuola…sorpresi? Ebbene sì, anche i bambini latini facevano ricreazione, ma soprattutto andavano a scuola anche loro!!!)
• colazione del mezzogiorno, detto prandium
• pasto della sera, quello principale, detto appunto cena
La consistenza dei singoli pasti però variava a seconda del periodo storico, dello status della famiglia e del luogo in cui si abitava, se in campagna o in un centro urbano.
Fonte: ancientromelawrencerussell.blogspot.com
La prima colazione avveniva tra la terza e la quarta ora, cioè tra le otto e le nove del mattino. Le tavole erano imbandite con le focacce, il pane, il latte e delle ciotoline con dentro il miele. C’era anche la frutta e il formaggio e si mangiava molto volentieri una “prelibatezza” per l’epoca il pane intinto nel vino(consuetudine greca) e spesso la carne perché nella primo pasto mattutino i romani erano soliti consumare anche gli avanzi della sera precedente. Ai fanciulli era riservato il latte (ovino o caprino) accompagnato da “brioche” fresche, salate o addolcite col miele, magari acquistate sulla strada per la scuola dal pistur dulciarius (Marz. Apoph. XIV, 223), l”odierno pasticciere.
Fonte: www.antika.it
Il pane dei romani era d’infiniti tipi: bianco, nero, lievitato, gallette secche (per i marinai), panini raffinati ai semi di papavero, anice, finocchio, sedano e cumino, ecc. (con infiniti nomi e forme). Il panettiere (pistor o triticarius, o se faceva anche le focacce placentarius) aveva a disposizione tre tipi di farina a seconda del livello di setacciatura: il fior di farina (siligo o pollen), il tipo intermedio (simila osimilago) e una farina integrale (cibarium), non setacciata. Vi era poi il lievito (fermentum) da usare a seconda se si voleva fare un pane azzimo o lievitato.
Il sole sta ormai per tramontare e i nostri amici rimangono affascinati da questo tuffo nella storia culinaria. E non vogliono ritornare nel presente senza aver arricchito il loro “bagaglio” con un’antica ricetta a base d”orzo. Infatti, presso gli antichi Romani l’orzo in forma di pane e di zuppe era diffusissimo : ancora nel Isec. Plinio il Vecchio ci racconta che nelle città i gladiatori erano alimentati con zuppe d’orzo. Infatti gli antichi Romani conoscevano le sue preziose virtù: è il cereale più ricco di proteine ed è di facile digeribilità. Niente di meglio per recuperare energie dopo uno sforzo fisico!
Fonte: www.taccuinistorici.it
Zuppa d”orzo d”Apicio
Tisanum
Dopo averlo messo ad ammorbidire per un giorno, lavate e schiacciate l’orzo. Mettetelo sul fuoco e, durante la cottura, aggiungete olio in abbondanza, un mazzetto di aneto, una cipolla, santoreggia e osso d’anca di maiale. Fate cuocere il tutto insieme all’orzo, in modo da ottenere un brodo denso. Aggiungete del coriandolo pestato con il sale e fate cuocere bollendo. Quando tutto sarà cotto, togliete il mazzetto di aneto e travasate la zuppa d’orzo in un’altra pentola. Mescolate bene e, passandola attraverso un setaccio, fatela colare sul pezzo di maiale. Ora, pestate nel mortaio pepe, sedano montano, un poco di mentuccia essiccata, del cumino e silfio macinato, aggiungendo al tutto miele, aceto, e garum. Versate in una pentola e fate cuocere a fuoco basso.
Questa ricetta proviene direttamente dall’archivio dell’amico Cesare, che si è lasciato “corrompere” dopo aver assaggiato un plumké Pattìni…Non ha preso molto bene l’imminente partenza dei nostri eroi… 😉
Manuela Piccioni Eleonora Ciambellotti