La colazione nel mondo delle…api!
Nonostante il freddo, lo scorso weekend il Nonno Pasticciere si era seduto al sole in riva al mare con un buon libro di ricette. Il tepore di alcuni raggi e il rumore delle onde sono la cornice perfetta per un buon pisolino…bzzzzeeee bzzzeee ma che cosa ronza intorno a lui? Ecco che con gli occhi ancora abbottonati scorge da lontano una piccola ape, che un po’ confusa fa ritorno nel suo alveare dopo il suo volo di purificazione. Sì, perché mentre al nord durante il primo mese più freddo dell”anno, le api sono in glomere e quindi gli alveari devono essere lasciati tranquilli perché anche se non temono il freddo, qualsiasi rumore, oltre a irritare le api, fa aumentare il consumo di miele, al sud e nelle isole le famiglie hanno già incominciato a raccogliere il polline e nettare e la regina ha già incominciato a deporre le prime uova.
Il Nonno ormai destato da questo imenottero, decide di seguirlo…ma che avrà in mente? …è presto detto: il nostro protagonista è semplicemente “curioso” di sapere quale sia l’alimentazione delle api che permette loro di produrre una prelibatezza così unica come il miele…ormai lo avete capito, il Nonno è sempre pronto a “copiare” le delizie presenti in natura 😉
L”ape, emblema dell”operosità, è fin dai tempi antichi un insetto simbolico in miti, leggende e religioni, noto certamente già dalla preistoria per la propria utilità.
Nella mitologia greca, le api erano considerate messaggere delle Muse per la loro sensibilità ai suoni, ma anche il simbolo del popolo obbediente al suo re. Quando, secondo la leggenda, Zeus bambino fu nascosto dalla madre Rea in una grotta del monte Ida a Creta per sottrarlo al padre Crono che voleva divorarlo, fu nutrito, oltre che dal latte della capra Amaltea, da un miele prodotto dalle api locali. Erano anche simbolo di coraggio, per la sua determinazione nell”attaccare gli aggressori e di verginità e purezza.
L’aspetto più interessante di questi piccoli imenotteri è il loro carattere sociale e gregario che porta ciascun individuo a vivere in interdipendenza funzionale con gli altri: un’ape separata dal gruppo per più di 2-3 giorni è destinata a morire.. un po’ come il Nonno Pasticciere se sta senza cucinare per qualche ora 😉
Frugando un po’ tra questa meravigliosa architettura che è l’alveare, si scoprono un sacco di cose: un alveare, per sostenersi nel corso di un anno, ha bisogno di consumare un gran quantitativo di miele, polline ed acqua, risorse energetiche che non potrebbero essere prodotte se ciascun’ ape dovesse cercarsi da sola la fonte nettarifera per far bottino. Proprio per questo le api attivano speciali modi di comunicare attraverso cui si suggeriscono dove andare a cercare il cibo. Ma a cosa servono queste sostanze? Il nettare e le melate, che vengono trasformate in miele, sono immagazzinate nei favi, il polline costituisce la fonte principale di proteine, amminoacidi, lipidi, vitamine e minerali e l”acqua viene utilizzata per il controllo della temperature e dell”umidità dell”alveare nonché per la produzione dell”alimento larvale. Infine c’è la propoli, che è necessaria per la disinfezione dell”alveare. In condizioni di scarsa importazione o qualora non siano presenti scorte sufficienti per la sopravvivenza, le esigenze nutrizionali delle api possono essere soddisfatte spostando gli alveari verso zone produttive (nomadismo) o intervenendo in modo opportuno con somministrazione di zuccheri e di supplementi o sostituti proteici…secondo voi una merendina Pattìni potrebbe essere il rimedio giusto?
Sapete in realtà cosa mangiano? Farina di soia, che deve essere stata sottoposta a processi per la riduzione della frazione oleosa a livelli inferiori al 7% (livelli superiori risultano nocivi per l”ape). Essa contiene circa il 50% di proteine ed è scarsa dell”amminoacido triptofano. Non è molto appetita dalle api ma è poco costosa. La conservazione deve essere fatta al temperatura fresca per evitare che la farina diventi rancida. E ancora farine di altre erbacee (girasole e altri cereali), lieviti, latte in polvere…sapete come vengono somministrati questi prodotti? In torte!! Sì, avete capito bene, in torte, che una volta preparate devono pesare dai 200 ai 500 grammi e possono essere utilizzate immediatamente o confezionate in sacchetti di plastica e quindi poste in congelatore per prevenire il deterioramento dei componenti. Alle api va somministarata una torta per alveare ogni 7-10 giorni…il Nonno ci ha visto bene! 😉
L’alveare è proprio il suo regno! Nella sua testolina sta balenando anche un’altra idea…e se usasse il miele per una delle sue prelibatezze? Voi che ne pensate?
Intanto gustiamoci questa bella fetta di “torta” croccante 🙂
Alla prossima!
Manuela Piccioni Eleonora Ciambellotti