Le lampade fatte coi funghi
Porcino, champignon, gallinaccio, e chi più ne ha, ne metta.
Sì, oggi vi parleremo di un cibo molto gustoso che viene spesso utilizzato in molti piatti italiani: i funghi!
Non vi presenteremo, però, nessuna succulenta ricetta, ma piuttosto vi parleremo di una interessante iniziativa che unisce food & design, partorita dalla mente dell”artista Danielle Trofe: le spettacolari lampade fatte coi funghi!
Non preoccupatevi, non avete letto male: stiamo parlando di lampade in tutto e per tutto identiche a quelle che avete nelle vostre case, o nei vostri uffici, eccezion fatta per un unico, piccolo particolare, cioè il materiale di cui sono composte, biodegradabile e perfino commestibile.
Queste particolari lampade fatta dalla Trofe sono infatti prodotte a partire dai funghi. Non a partire dal fungo finito, che andiamo a raccogliere magari nei boschi in una bella giornata autunnale, ma a partire da alcune spore che permettono la creazione del fungo stesso.
Come tende a sottolineare la stessa Trofe, le lampade non sono fabbricate “dai” funghi, ma “crescono” a partire dalle spore stesse, che, mano a mano, diventano funghi veri e propri.
Ma come avviene tutto questo? In maniera molto semplice: le spore vengono inizialmente fatte crescere in ambiente controllato, poi posizionate a riposare per un certo periodo di tempo e, infine, inserite all”interno di contenitori che creeranno la forma della lampada stessa.
Il fungo, crescendo, va così ad occupare tutto lo spazio del contenitore, prendendo la forma voluta dall”artista.
Il prodotto così ottenuto viene poi saldato ad una lampadina ed è pronto per essere venduto e finire sulle nostre tavole.
Il risultato è un prodotto del tutto naturale, biodegradabile e perfino commestibile (anche se l”artista lo sconsiglia per via del suo sapore non proprio…gradevole!): un aiuto considerevole all”ambiente e alla natura!
Sarà forse la lampada del futuro? Noi, nel dubbio, continuiamo a usare i funghi solo a tavola. Lì sono perfetti di sicuro! 🙂
Andreas Marcopoli
(Copyright foto: Danielle Trofe)