Lo 007 del Carnevale!
Si può girare in tanti modi, ma in questo periodo uno dei più divertenti è senza dubbio “in maschera” 🙂 Sì, il Nonno Pasticciere gira “sotto copertura”, nascondendosi tra maschere e carri per godersi il carnevale in giro per l’italia.
Prima tappa: Cento, la “piccola Bologna” con portici e strade invase di coriandoli!
Del Carnevale di questa città si hanno notizie già dal 1600 grazie ad alcuni affreschi del famoso pittore centese Gian Francesco Barbieri detto il “Guercino”, dove viene rappresentato «il Berlingaccio», una maschera locale, in una festa nel palazzo comunale offerta al popolo nel giovedì grasso dal Magistrato cittadino, con profusione di dolciumi e rinfreschi.
Non si hanno documenti relativi al periodo anteriore alle guerre, ma si può affermare che proprio in quell”epoca sia avvenuto il trapasso dall”antica tradizione di soggetti fiabeschi all”adozione di mascheroni rappresentanti personaggi e atteggiamenti dell”epoca.
Agli inizi del 1900 i Centesi infatti pensarono di creare un proprio re a simbolo del carnevale Centese. Questo personaggio doveva rappresentare la coscienza dei suoi concittadini. Nacque così Tasi, Luigi Tasini, che un tempo era realmente esistito e stimato.
Carri allegorici, scenografie realizzate da gruppi di 500-600 elementi, musica, lancio di oggetti e gadget dai carri, folla sempre numerosa rendono questa festa strepitosa e, dopo la premiazione del carro vincitore, tutti con il naso al’insù per godersi il meraviglioso spettacolo pirotecnico..Cento non poteva non gemellarsi con Rio de Janeiro ;);
Spostandosi un po’ più a nord ed evitando lo sfarzo e l’emozionante tradizione del Carnevale veneziano, il Nonno arriva a Ivrea, per assistere, nascosto in mezzo alla folla, alla famosa
battaglia delle arance. È abituato ad usare la frutta solo in cucina…chissà se un uso alternativo può riscontrare lo stesso successo 😛 A vedere la quantità di persone presenti diremmo proprio di sì!
Il carnevale di Ivrea risale all’epoca del dominio napoleonico in Piemonte. La leggenda vuole che un barone che affamava la città intorno all’anno 1200 venne scacciato grazie alla ribellione della figlia di un mugnaio (Violetta) che, promessa sposa (a Toniotto), non volle sottostare allo ius primae noctis imposto dal tiranno a tutte le spose. Salita al castello decapitò il Barone ed accese la rivolta popolare. La Battaglia delle arance rievoca questa ribellione.
Nella battaglia, il popolo, rappresentato dagli aranceri a piedi sprovvisti di qualsiasi protezione, combatte a colpi di arance contro le armate del Feudatario, i tiratori su carri trainati da cavalli, che indossano protezioni e maschere che ricordano le antiche armature.
In segno di partecipazione alla festa tutti i cittadini ed i visitatori, a partire dal Giovedì Grasso, scendono in strada indossando il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà, come fu per i protagonisti della Rivoluzione Francese.
E qui l’atmosfera comincia a scaldarsi…il Nonno ha scelto di evitare i classici percorsi (Viareggio, Venezia, Foiano della Chiana, etc..) per dirigersi al sud e precisamente a Tufara in provincia di Campobasso. Il Carnevale di questa città è nato in tempi remoti, in un mondo arcaico, in armonia con la natura e si è fatto espressione di riti ancestrali rudi, misteriosi e magici.
Fonte: http://molisiamo.it
L’ultimo giorno di Carnevale a Tufara arriva il “Diavolo”, antica maschera carnevalesca, tra folli corse e acrobazie temerarie. Tramandato nei secoli, espressione tipica della comunità, richiama cultori da tutto il mondo. La figura caprina, il tridente fra le mani, i movimenti accattivanti, suscitano timore e superstizione; tutti vorrebbero evitarlo, ma ognuno in fondo al cuore spera di essere circondato dal suo seguito urlante.
Da dove sbuca quest’essere insolito, misterioso? Chi è? Quale mistero cela dietro la nera maschera?
Nessuno lo sa, ma a Tufara, lo si attende con ansia, per liberarsi con lui di un folleggiare breve e cruento, per dimenticare in un giorno quanto dura è la fatica di vivere… il Diavolo salta, si rotola, cade a terra e cerca di “sedurre” chi incontra per strada, perché entri a far parte dei suoi adepti.
Il Nonno non vuole abbandonare questo clima di festa e di mistero, ma anche per lui è giunta l’ora di uscire dal travestimento e riprendere il suo viaggio, ma non prima di avervi stupito con una colazione…in maschera 🙂 Non dite che riconoscete le nostre torte, eh?!? 😛
Manuela Piccioni Eleonora Ciambellotti