I mancala: giochi astratti di origine africana
Il Nonno Pasticciere, dopo una pausa enigmistica sotto l’ombrellone, ha deciso di riprendere i suoi tour intorno al mondo alla scoperta dei giochi tradizionali dei diversi continenti. Quelli che ha incontrato oggi sono davvero particolari, perché nonostante siano nati in Africa, la loro diffusione abbraccia davvero tutto il mondo!
Stiamo parlando dei mancala, una famiglia di giochi di cui fanno parte molteplici varianti, ciascuna con il proprio nome, fra cui si possono citare il Wari, l’Omweso e il Bao. I mancala sono giochi di pace, non di sopraffazione dell’avversario. Affondano le loro radici attorno al 1000-1300 a.C. in antiche culture primitive, quasi magiche, dove l’ordine cosmico era ancora lo scopo a cui tendere e dove cielo e terra decidevano di danzare insieme seguendo lo stesso ritmo.
Chiamati anche “giochi della semina magica”, i mancala vengono raffigurati già ai tempi degli Egizi. Secondo un articolo apparso sul Time il 14 giugno 1963, “due file di sei fori, accompagnate alle estremità da due fori di dimensioni maggiori”, sono scolpite su un grande blocco di roccia nell’antica città di Aleppo, in Siria. Lo stesso schema si ritrova scolpito sulle colonne del tempio di Karnak e nella Piramide di Cheope, in Egitto, appare nelle antiche pitture tombali della valle del Nilo e nel Teseo di Atene, così come su diverse rocce lungo le vie percorse dalle carovane del mondo antico.
Di manufatti ritrovati non ne abbiamo molti. Il più famoso è quello trovato a Cipro e oggi custodito al Louvre, datato addirittura al 1700 a.C. Materiali deperibili e utilizzo di buche fatte direttamente nel terreno o nella sabbia, hanno ostacolato la trasmissione fino ai giorni nostri di dei tavolieri di questo gioco.
Fonte: https://mancala.fandom.com/wiki/Timeline
Il nome “mancala” di origine araba, derivato da naqala=spostare, farebbe pensare ad una massiccia fruizione – e di conseguenza esportazione – da parte di questo popolo, che ha contribuito alla creazione di numerose varianti ancora oggi presenti nel continente asiatico. Invece i primi cenni di questi giochi in libri europei arrivano in ritardo: descrivono i mancala E. Flacourt nell’ “Histoire de la grande isle Madagascar” del 1658 e Thomas Hyde, nel suo “De Ludis Orientalibus” del 1694.
Il Nonno Pasticciere è rimasto affascinato dalla ritualità celata dietro questo incredibile passatempo, nel quale si mescolano antropologia, magia, socialità, divinazione, auspici di buon raccolto e solidarietà nel combattere la carestia.
Dai significati culturali attribuiti al gioco seguono anche una serie di vincoli su come, con chi e quando giocarlo. Nei paesi arabi come Siria ed Egitto, per esempio, gli uomini possono giocare solo contro gli uomini e le donne solo contro le donne. Vi sono regioni in cui è lecito giocare solo di giorno, poiché di notte i tavolieri devono essere lasciati fuori dalla porta di casa, affinché gli spiriti possano giocare. In Suriname sopravvive la tradizione, originariamente africana, di giocare ai funerali, per tenere compagnia al defunto. Inoltre l’importanza del gioco è tale che l’esito di una partita viene a volte usato per decidere della nomina di un nuovo re o per sancire tra due capi tribù avversari l’esito di un conflitto.
Fonte: wikipedia
Ma come è fatto un mancala? E come si gioca?
I mancala sono basati su un tavoliere piuttosto semplice, fatto di legno o di qualsiasi materiale, con una serie di buche solitamente dette case (o pozzi), disposte in un certo numero di file (solitamente due o quattro) di pari lunghezza. Il numero di case per fila è anch’esso variabile. Le varianti più frequenti sono 6, 8 o 10. Alle estremità del tavoliere, o anche al centro, sono presenti buche più grandi dette granai, dove si ripongono le pedine catturate.
I pezzi sono generalmente semi di alberi del genere Caesalpinia, ma in alternativa si possono usare fagioli, pietre, piccole conchiglie o altri oggetti di dimensioni analoghe. Ogni giocatore ne ha a disposizione, nelle varianti più comuni, 48, in ogni caso 4 per ogni casa!
I giocatori si pongono uno di fronte all’altro in modo tale da avere di fronte una fila di buche (detta “campo“) e scopo del gioco è quello di catturare più pezzi dell’avversario, o mettere l’avversario nella condizione di non avere più alcuna mossa a disposizione, per esempio perché tutte le sue case sono vuote o non contengono il numero minimo di pezzi richiesto per iniziare una semina.
Quando il gioco termina perché tutte le case di un giocatore sono vuote, si parla di carestia.
Ogni giocatore ha a disposizione una mossa per volta. Si inizia con la “semina”, ovvero il giocatore sceglie una casa non vuota del proprio campo, prende in mano tutti i semi che contiene in quel momento e inizia a distribuirli (“seminarli”) uno per ciascuna delle case successive, in senso antiorario. La casa d’inizio deve restare vuota al termine della semina. La semina può essere semplice, ovvero concludersi con l’ultimo pezzo deposto in una casa, oppure a staffetta. In quest’ultimo caso (tipico per esempio del Bao) se l’ultimo pezzo viene deposto in una casa già occupata, il giocatore preleva immediatamente il contenuto di tale casa e prosegue la semina con i pezzi raccolti.
Fonte: http://www.ludico.altervista.org/mancala.html
Lo scopo generale della semina è di solito la cattura, ovvero l’acquisizione, o eliminazione dal gioco, di pezzi dell’avversario. Le regole della cattura sono quelle che hanno decretato le variabili di questi giochi! A dire il vero il Nonno Pasticciere non ha ben capito come funzionino tutte le versioni 🙂
E inoltre, per complicare ancora di più le cose, i semi catturati vengono talvolta eliminati dal gioco o talvolta deposti nelle file del giocatore che ha eseguito la cattura.
Oggettivamente non è colpa del Nonno Pasticciere se non riesce ad entrare a pieno nelle dinamiche di questi giochi…neanche il computer è riuscito a “risolvere” tutte le varianti! I mancala sono davvero affascinanti, carichi di simbologie, significati e valori, ma anche di sottili strategie e capacità logico matematiche: non è appunto un caso che venissero utilizzati per spiegare l’aritmetica ai bambini.
Quanta ricchezza esiste nella semplice attività ludica!
Eleonora Ciambellotti